Le vicende degli ultimi 20 anni almeno ci fanno credere che ci sia qualcosa di “arcano”, una qualche “forza oscura” inesauribile che ci rema contro. Crisi (di vario tipo e origine) che vanno ad accanirsi sulla popolazione. Non ultima, ma ne potremo parlare in un altro testo, la prossima crisi climatica (sono anni che artatamente lo ripetono con un’appropriata tecnica di marketing). Oggi è il coronavirus a colpire sia dal punto di vista sanitario sia (come corollario non secondario) dal punto di vista sociale. In economia, tuttavia, le crisi sono cicliche e segnano fasi di passaggio da un “sistema” ad un altro. Kondratieff e Schumpeter sono tra gli economisti che ne hanno delineato i caratteri di ciclicità e mutamento tecnologico. A questo punto, si potrebbe –facilmente- assumere il fato come un elemento ineluttabile. C’è qualcosa di vero in questo. Tuttavia, il diavolo sta nei dettagli (che sono la delizia degli esperti in qualunque campo).
Nel diagramma successivo prendiamo (a mero titolo esemplificativo) i dati relativi al PIL (GDP) pro-capite per l’Italia e i nostri fratelli teutonici. Il PIL viene espresso in valuta costante (US $ anno di riferimento 2010) per evitare di “sporcarlo” con la dinamica inflattiva. Le fonti (autorevoli) le vedete citate (FRED è l’acronimo di Federal Reserve Economic Data; Federal Reserve è la Banca Centrale degli USA).Come si vede chiaramente, uno dei due Paesi (NOI, linea azzurra) ha sperimentato un lieve calo (lo dico ironicamente) tra il 2007 e oggi (-15%). Gli altri (LORO) sono cresciuti (non diciamo di quanto, occhio non vede cuore non duole). Più o meno fino al 2005 circa la “forbice” non si era allargata e “noi si reggeva” il passo. Ricordo che siamo entrati nell’Euro nel 2000. Nel diagramma successivo (anche qui le fonti sono citate), si evince cosa succede alla nostra posizione verso l’estero (differenza importazioni ed esportazioni). Si nota che, con il 2000, la posizione “peggiora” (importiamo più di quello che esportiamo).
Il dato peggiora fino al culmine del 2010 per poi migliorare. Magicamente, ci siamo “tirati su le maniche” e abbiamo iniziato a macinare fino al record del 2020 (ve n’eravate accorti che stavate molto meglio? No? Bene, anzi male, infatti il diagramma precedente lo confermava). OK. Abbiamo due dati, le esportazioni vanno meglio e il reddito pro-capite cala. Perché? Siamo fannulloni, la pubblica amministrazione non funziona, i giovani non hanno voglia di lavorare, non troviamo manodopera qualificata e via con tutta la serie più completa di fuffa che ci viene propinata. Qualcuno si ricorda cosa avvenne tra il 2010 e il 2011? Monti e Fornero? (sono solo indizi, per carità).
Con meno stipendi, si ottengono due effetti: a) si comprano meno Mercedes (leggi importazioni); b) il costo di prodotto (al di là di tutta la retorica 4.0, ecc, ecc.) è minore. A ciò si aggiunga lo Stato che va ad aumentare le imposte (qualcuno la pagherà o no l’IMU, per esempio) e si ottiene il “miracolo”indicato prima. La ricetta coniuga, quindi, reddito in calo (primo grafico) con saldo estero record. Eh….ma non si poteva sapere…. Si poteva, si poteva. Senza scomodare tutti quelli che “ce l’avevano detto” (e scritto) prima. Dal punto di vista “teorico” il modello AS-AD (gli esperti veri lo conosceranno, gli altri lo andranno a vedere e, nel caso, Italexit Emilia-Romagna sarà ben lieta di illustrarvelo, non ci vuole poi molto) lo preconizza chiaramente (i modelli servono per semplificare un sistema complesso e valutarne la dinamica).
Due "ricette" di macroeconomia
In particolare, si possono evidenziare due possibili “ricette” per migliorare il livello di produzione complessiva (il PIL per intenderci) quando questa per un qualsiasi motivo (crisi) cala. Il primo –di stampo keynesiano sul quale si possono innestare le idee della MMT (modern money teory) insità nel Partito politico Italexit per l'Italia con Paragone, che intende sostenere la domanda interna e la spesa pubblica con modalità di finanziamento che non incrementano l’inflazione fino a quando non si raggiunge la piena occupazione (oggi banalizzato con “stampiamo moneta”).
Neoliberismo
Il secondo di ispirazione neoliberista che spinge per aumentare le esportazioni (approccio offertista o supply-side) diminuendo i prezzi (leggi salari) attraverso una forte competitività tra lavoratori (il Jobs Act, l’immigrazione spinta vi danno qualche indizio?) a favore del capitale che, ovviamente “i ricchi” (leggasi multinazionali), possono muovere a piacimento; le chiusure di fabbriche in Italia e la delocalizzazione sono esempi sufficienti o ne servono altri?). Quest’ultima strada, toh… nessuno se ne era accorto, pare (ma dico pare) aumenta le differenze e non consente alcun reale “ascensore sociale” a meno che non ci si comporti come meri “yes men” a danno della collettività.
Quest’ultima strada, vieppiù, è auspicata e favorita dalla UE nel Trattato di Maastricht e, quest’ultima strada inoltre, prevede di ridurre il più possibile gli stipendi, le pensioni e i margini dei profitti (di tutti, perché andrà, nel tempo, anche ad influire su chi per ora non è stato toccato).
Un esempio, se le imprese pagheranno minori stipendi, le imposte saranno minori, quindi le pensioni e gli stipendi pubblici rimarranno invariati? Anche (alcuni) imprenditori se ne sono avveduti. Le chiusure (odio la parola lock-down e gli inglesismi provincialotti di cui molti fanno vanto) hanno “ridotto” tramite il lavoro telematico (abbasso smart-working che definirei Stupid working nella stragrande maggioranza dei casi) gli statali fannulloni (???) che andavano a prendere i caffè dai baristi. Oggi, quanto li rimpiangono (chiamasi “moltiplicatore dell’economia”). Vi sono anche altri casi, ovviamente. Gli stessi imprenditori che oggi hanno avuto fortuna (in quanto il settore di appartenenza potrebbe non essere stato coinvolto dalla crisi), quando il sistema sarà portato ad una contrazione (riduzione dei salari) e dovranno “realmente” confrontarsi sui mercati internazionali con la globalizzazione si accorgeranno della durezza delle leggi economiche che oggi (credono) essere dalla loro parte.
Impoverimento sociale
Il meccanismo, quindi, prevede in maniera endogena che sia necessario impoverirci per “sostenere” l’economia che non può che reggersi sull’esportazione, visto che la domanda interna è compressa (e lo sarà sempre di più) e non coadiuvata da una moneta (sopravvalutata) nei rapporti di cambio.
Le multinazionali sono gli attori che beneficiano di tutto ciò
Imprenditori italiani dovete capirlo anche voi, non ci sarà spazio nell’agone internazionale se dovrete, prima o poi, competere a queste condizioni (le acquisizioni da parte dei capitali stranieri di imprese prima italiane che vi fanno concorrenza qui in Italia non sono un esempio sufficientemente esplicativo, la direttiva Bolkenstein vi dice qualcosa?).
Ci sarebbero anche altre considerazioni da fare per completare il quadro, ed un ulteriore negativo passo dell’ asservimento della nostra economia alla Germania egemone (la crisi ecologica dice nulla?), avverrà con il PNRR. In bocca al lupo a tutti noi, e che il buon Dio ce la mandi buona. A meno che non ci si svegli dal torpore, tutti. E’ nell’interesse di tutti infatti: dipendenti privati e pubblici, pensionati, imprenditori piccoli, medi e grandi interessati al nostro Paese. E’ nell’interesse del Nostro Paese. Aiutandoci con una metafora (modalità comunicativa in cui noi emiliano-romagnoli non siamo secondi a nessuno, lo smacchiamento del giaguaro di Bersaniana memoria ci accompagni) siamo passeggeri di un’auto (di nostra proprietà) di cui paghiamo benzina ed assicurazione, ma il di cui volante e navigatore non sono impostati e sincronizzati per accompagnarci a casa. Vogliamo tornare a casa?
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