La crisi ambientale che stiamo affrontando a livello planetario è una delle conseguenze più disastrose della globalizzazione sfrenata. Per uscirne occorre adottare nuovi paradigmi che scalzino il dogma economicista e riportino al centro il benessere collettivo, prestando particolare attenzione alla salvaguardia di tutto il patrimonio naturale, da quello paesaggistico a quello boschivo, in modo da poterlo tramandare alle future generazioni. Coniugare le esigenze ecologiste a tutela dell’ambiente con quelle sociali a tutela del lavoro è una sfida complessa che può essere affrontata soltanto da uno Stato che disponga della sovranità monetaria.
Serve quindi sviluppare una visione strategica lungimirante e pianificare una politicaindustriale che porti alla costruzione di un innovativo tessuto produttivo che sia realmente ecosostenibile. Mentre oggi il costo dell’improrogabile transizione ecologica viene regolarmente scaricato sulle spalle delle fasce più fragili della popolazione, occorre acquisire la consapevolezza che questo rinnovamento in chiave verde può rappresentare, anche attraverso un vero e proprio piano del lavoro ambientale, il volano per rilanciare uno sviluppo finalmente sostenibile che traini la crescita e migliori davvero le condizioni di vita di tutti i cittadini.
(Tratto dal manifesto Italexit del 2020)
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